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Giro 100 : "La prima Maglia Rosa è sempre speciale"

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È di quelli per cui l'amore dei tifosi non si fermerà mai. Doppio vincitore del Giro, due volte sul podio del Tour, Ivan Basso resterà come uno degli più importanti scalatori dell'inizio del secolo. In particolare per gli italiani. Per alcuni, la rivelazione del suo cancro nel 2015 lo ha fatto lasciare il ciclismo troppo presto. Ma non ha lasciato completamente la bici. Ora nello staff della squadra Trek-Segafredo, dove corre il suo grande amico Alberto Contador, la maglia bianca del Tour 2002 si ricorda, per la Chronique du Vélo, i suoi grandi momenti sul Giro. Parla della sua evoluzione e ci dà uno pronostico osato sulla prossima maglia rosa.

Ecco l'intervista da Ivan da Theo Sorroche per il sito francese Chronique du Vélo : 

 

 

- Le tue due vittorie sul Giro d’Italia (2006 e 2010) sono il tuo successo più grande ? 

Sì, quando sei un corridore italiano, vincere il Giro è qualcosa di grande. Allora, ovviamente, sono le più belle linee del mio palmares. 

 

 

- Da italiano, preferisci il Giro a tutte le altre corse ?

A dire vero, preferisco il Tour de France perché è su questa corsa che ho cominciato a giocare i primi ruoli, con Fassa Bortolo (11° nel 2002 e 7° nel 2003). È solo nel 2005 che ho poi provato a brillare sulle due prove. Quell’anno, ho avuto un problema sul Giro (problema gastriche durante le 13 e 14 tappe che gli hanno fatto perdere più di 50 minuti) ma ero buono (due giorni in rosa, due vittorie di tappe). Poi ho finito secondo del Tour. Invecchiando, ho finalmente giocato di più le mie chance sul Giro ma il Tour resta qualcosa di ancora più speciale.

 

 

- Quando eri bambino, ti capitava di guardare il Giro in televisione ?

Oh sì, quando ero più giovane guardavo il Giro in tv e non solo. Quando lo potevo, andavo anche a bordo strada per vedere i corridori passare. Sono buoni ricordi. All’epoca, il mio corridore preferito, il mio idolo, era Miguel Indurain. È stato davvero fortissimo. 

 

 

- Nel 2005, hai indossato la prima delle 19 maglie rosa. Quali ricordi ne hai ?

La prima volta, è sempre speciale. Quel giorno è ancora impresso nella mia memoria. Era uno dei sogni della mia vita indossare la maglia rosa, e ciò si realizzava ! Poi indossarla fu sempre un grande onore, soprattutto da italiano.

 

 

- Nel 2006, possiamo dire che volavi al di sopra dei tuoi avversari al Giro : tre vittorie di tappe e dieci minuti di vantaggio all’arrivo. Eri nella forma della tua vita, no ?

Ero in grande forma quell’anno, è vero. Ma sai nel 2010, quando avevo dieci minuti di ritardo su Arroyo, ho anche dovuto volare per arrivarci ! 

 

 

- Una vittoria ha segnato molti tifosi, quella sullo Zoncolan nel 2010. Ha avuto un sapore speciale ?

Mi ricordo di tutte le mie vittorie, e quella era bella. Ma non deve essere una fine in sé. Quando punti a grandi cose, devi guardare il futuro.

 

 

- Non era come una resurrezione un anno dopo il tuo ritorno di sospensione ?

In parte sì, ma sai, la vita è lunga e devi pensare oltre al ciclismo. La bici era una delle parti migliori della mia vita, ma alle fine penso che tante altre cose hanno contato per permettermi di sentirmi meglio durante questo periodo : la mia famiglia, i miei amici… Il ciclismo era giusto una piccola parte di queste cose che mi hanno ricostruito. 

 

 

- Quest’anno, il centesimo Giro. Cosa pensi del percorso che è stato disegnato ? 

È veramente difficile. Ma il Giro è sempre complicato da correre, indipendentemente del percorso. Il meteo è spesso imprevedibile e le strade non sempre in buona salute… Ci sono tante grandi e piccole difficoltà che rendono faticosa la vita del corridore. 

 

 

- Nel 2012, eri vicinissimo alla maglia rosa fino alla 19° tappa, quella dello Stelvio, dove sei crollato. Pensi di aver lasciato filare la tua ultima possibilità di vincere il Giro quel giorno ?

Ah sì, mi ricordo di questa tappa… Sono arrivato alla tappa dello Stelvio con scenari in mente, della speranza. Speravo chiaramente di prendere il primo posto in cima e mi dicevo che era il momento giusto. Ma quando ho aperto il gas, niente è uscito e sono esploso (finirà 10° della tappa a 5 minuti di Thomas De Gendt). Da allora in poi, non mi sono mai trovato in una posizione così buona. 

 

 

- Sempre più corridori internazionali vengono sul Giro per vincerlo. Conseguenza : Dal 2008 ci sono state solo tre vittorie italiane, dopo una egemonia di più di 10 anni sulla corsa. L’interesse per il Giro è buono per il ciclismo italiano ?

Certo, è una buona cosa. Un’ottima cosa direi ! Più la corsa sarà internazionale, meglio sarà. Penso che è il modo migliore per rendere il Giro ancora più grande e ciò permette di raggiungere più persone. Inoltre, i tifosi italiani amano vedere la loro corsa disputata tra grandi campioni. È anche una buona notizia per i corridori italiani perché quando vinci contro altri campioni, ha sempre un valore maggiore.

 

 

- Nel 2006, prima che l’affare Puerto ti allontani del gruppo, avevi appena vinto il Giro ed eri il grande favorito per il Tour. Pensi che questa mitica doppietta è ancora realizzabile oggi ?

Sì, credo profondamente che è sempre un’impresa possibile. Altrimenti a cosa servono i record ? Sono lì per essere battuti. Quindi anche questa doppietta. Se qualcuno ha la capacità di farlo e che si dà per obiettivo di arrivarci, è possibile. Oggi Quintana potrebbe forse farla… Attenzione, non dico che è facile, bisogna avere anche della riuscita. Due anni fa, Alberto non ne era così lontano. Non è stato fortunato e ha avuto una brutta giornata sul Tour. Ma avrebbe potuto farla. 

 

 

- Parlando di Contador, come Nibali, ha vinto i tre grandi giri. Sei stato compagno di squadra dei due corridori. Chi ti ha impressionato di più ?

Contador senza esitare. Basta guardare il suo palmares, è talmente incredibile. Quello di Nibali è un po’ diverso. Non dico che Vincenzo non è un super corridore, lo è. Direi pure che lo ricorderemo come uno dei migliori della sua epoca. La differenza è che Contador, i libri se ne ricorderanno come uno dei migliori della storia. Per me, entrerà nel top 3 dei migliori corridori di tutti i tempi. Nei grandi giri, rispetto a Vincenzo ha vinto di più. Ciò non toglie nulla a Vincenzo che resta un grande, ma non si può essere paragonato ad Alberto.

 

 

- Li hai aiutati a differenti momenti delle loro carriere. Ma che cosa hai insegnato ?

Sai, sono tali campioni che non hai molte cose da insegnare. Provi prima di tutto ad essere un esempio. Amano avere un uomo, un amico ed un professionista al loro fianco per riuscire. Ho cercato di essere i tre. 

 

 

- Da campione, da leader nato, non era troppo duro scendere nella gerarchia per diventare compagno di strada ?

No, non lo è stato per me. Penso che tutti devono conoscere i suoi limiti e dare il migliore di ciò che ha con le sue possibilità. 

 

 

- Hai deciso di ritirarti nel 2015, dopo il tuo tumore ai testicoli. Era impossibile continuare ?

La malattia mi aperto lo spirito verso altre cose e poi, all’età che avevo, era complicato tornare. Avrei potuto, ma avrei corso per provare a raggiungere il traguardo e non per vincere o aiutare un corridore a vincere. Ho preferito smettere. 

 

 

- Eccoti nello staff della Trek-Segafredo…

Ora, il mio ruolo è quello di cercare i giovani talenti di domani. Facciamo un grosso lavoro in questo momento, seguiamo quattro-cinque buoni corridori ma non svelerò i nomi… Poi do consigli ai corridori. Adoro questo lavoro perché puoi vedere che, quando dai delle indicazioni, le applicano dopo quando corrono. Sono davvero felice quando vedo che ascoltano. 

 

 

- Hai scelto Trek-Segafredo per seguire Alberto Contador, dopo gli ultimi anni passati insieme alla Tinkoff ?

Sono andata alla Trek-Segafredo prima perché Segafredo è uno sponsor italiano. Ma certo, quando la tua carriera incrocia quella di una persona che apprezzi, è una buona cosa. Sono molto contento di ritrovare Alberto. 

 

 

- Può vincere un’altro Tour de France questa estate ? 

Certo che sì. Può farlo ! Non è forse migliore di Froome ma ha terminato secondo su più corse quest’anno, punteggiate di vere battaglie tra campioni come Valverde. Ciò dimostra che è ancora in gioco. Va forte dall’inizio della stagione ed il nostro obiettivo alla Trek-Segafredo è di farlo arrivare al top sul Tour. Se tutto va bene, può vincere.

 

 

- Per finire, puoi dirci su chi scommetti per questo Giro ?

Parlerò da membro della Trek-Segafredo : spero che Bauke Mollema sarà la grande sorpresa. Non solo lo spero, ma ci credo molto. L’anno scorso aveva veramente delle gambe di fuoco sul Tour, prima di questa brutta giornata, a Saint-Gervais Mont-Blanc. Era secondo della generale a tre tappe dalla fine. Quindi può farlo su questo Giro. Per il resto, non sarò originale, penso come tutti a Quintana e Nibali.

 

 

 

@IBdailyblog



05/05/2017
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