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Ivan Basso Daily Blog

Giro 2017 (Development Manager)


Giro 100 : "Il mio podio lo vedo tra Mollema, Nibali e Quintana"

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Quando al raduno di partenza sale sul palco del foglio di firma viene applau­dito come se fosse ancora in maglia rosa. Quando fende la folla, con la sua divisa nera e il ber­retto calato in testa, tutti gli chiedono una foto o un auto­grafo. Ivan Basso, anche se non è più un corridore, resta uno dei personaggi più amati della carovana del Giro. La gente si ricorda benissimo del­ le sue imprese, delle due vitto­rie finali. Ma apprezza anche la sua disponibilità, il suo sor­riso.

Claudio Ghisalberti, della Gazzetta Dello Sport, ha intervistato Ivan : 

 

 

- Basso, che ruolo ha al Giro ? 

Sono un consulente del diret­tivo della Trek­-Segafredo, quindi dei d.s. che conosco be­ne perché hanno corso con me o sono stati miei direttori. In più sono uomo di rappresen­tanza del team. 

 

 

- Che cosa ha detto martedì il primo arrivo in salita ?

L’Etna non ha fatto una gran­de differenza perché c’era mol­to vento contrario in una zona aperta, senza vegetazione. C’erano ventagli in salita e que­sto dice tutto. 

 

 

- Conosce bene Nibali : cosa vuol dire quello scatto ai 3 km ? 

Vincenzo ha voluto provarsi. Con ogni probabilità non era un attacco per andare al tra­guardo. Però al primo arrivo in salita uno vuole anche dare un segnale forte e capire la sua condizione. 

 

 

- Capire la sua condizione o dare un segnale agli avversari ? 

Anche dare un segnale. Nel gioco delle parti ci sta pure l’aspetto psicologico. Molto spesso dove non arrivi in quel momento con le gambe — ammesso che non ci arrivi, ma in questo caso non conosco i valo­ri di Nibali — ci arrivi con la psicologia. Molto spesso è capi­tato anche a me in corsa di fare vedere ciò che poi non era, pro­prio per nascondere un mo­mento difficile. Si fa. 

 

 

- Il Blockhaus, teatro domenica del prossimo arrivo in salita, è più duro dell’Etna ?

Le salite più o meno si somi­gliano, però arrivi dopo qual­che altro giorno di Giro. Il Blockhaus deve dire qualcosa in più. In condizioni normali, senza un vento forte che in­fluenza la prestazione, la lotta tra i big viene fuori. 

 

 

- Parliamo di corridori : la maglia rosa fino a dove può arrivare ? 

Jungels fa parte di quei giova­ni molto promettenti e che hanno già dato segnali forti di avere capacità per conquistare il futuro. Però con i giovani non sai mai cosa può succedere. Molto spesso la progressione di un giovane non è regolare, non ha linearità. Alla fine non sai mai cosa può capitare da un giorno con l’altro. Quindi ma­gari al Blockhaus andrà bene, e personalmente gli auguro di andare bene fino a Milano, ma non dà ancora garanzia di re­golarità. 

 

 

- Il lussemburghese, così come Thomas, sfiora i 70 kg. In questo Giro, soprattutto pensando alla terza settimana, il peso può essere un fattore discriminante ? 

Quando hai un avversario con la morfologia di Quintana, si­curamente sì. Le caratteristi­ che di un corridore di 68­70 chili non possono essere quelle dello scalatore puro, come in­ vece è il colombiano. Bisogna cercare di bilanciare lo svan­taggio della salita col vantag­gio nelle crono. 

 

 

- Come vede Quintana ? 

Sempre uguale. La sua forza è anche quella. Nairo è impassi­bile, ha la stessa faccia al foglio di firma e sul traguardo. Però a volte s’è staccato lo stesso. Dif­ficile dire ora come sta ma non ho motivi per non credere che non sia in forma. Domenica lo vedremo. 

 

 

- Chi è il favorito del Giro ? 

Devo sedermi su due sedie. Da dirigente della Trek-­Segafredo voglio credere che Bauke Mol­lema, che lo scorso anno al Tour è stato secondo fino all’ul­tima tappa, possa avere fatto un ulteriore salto di qualità e sfrutti anche la rivalità tra Quintana e Nibali. Se mi siedo sulla seconda sedia dico che so­no proprio loro i favoritissimi per la maglia rosa finale perché danno maggiori garanzie. Il podio lo vedo tra questi tre, non so in che posizioni. 

 

 

- La tappa chiave ? 

Negli ultimi anni sta un po’ cambiando questa cosa. Per esempio nella mia testa c’era che Etna e Blockhaus potessero segnare la classifica. Invece l’Etna è già passato. Ovvio però che la tappa regina è quella di Bormio, con il doppio Stelvio. Però sono convinto che chi sarà in rosa ad Oropa la porterà fino a Milano. 

 

 

- Più importante la tappa di Bormio che quella di Piancavallo con il finale durissimo ?

Sì, e lo Stelvio ha l’altitudine. Allo Stelvio devi dare del lei. E magari anche del voi. 

 

 

- E le crono che importanza possono avere ?

La prima sicuramente molto più della seconda. Contano so­prattutto le forze rimaste, la freschezza. E chi va forte sulle montagne dell’ultima settima­na è sicuramente più fresco di chi ha perso. 

 

 

- La sorpresa di questo Giro chi potrebbe essere ?

Mi auguro Mollema. Se par­liamo di giovani, Formolo. 

 

 

- È il corridore che più le somiglia, tecnicamente e caratterialmente.

Davide mi somiglia molto e costruirà la sua fortuna con tre cose : lavoro duro, lavoro co­stante nel tempo, migliora­ mento della velocità anche nel­ le crono. Ha una dedizione to­tale al lavoro e questo gli per­metterà di raggiungere ciò che si prefigge. Sono convinto che Formolo nel prossimo triennio vincerà il Giro. 

 

 

 

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12/05/2017
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Giro 100 : "La prima Maglia Rosa è sempre speciale"

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È di quelli per cui l'amore dei tifosi non si fermerà mai. Doppio vincitore del Giro, due volte sul podio del Tour, Ivan Basso resterà come uno degli più importanti scalatori dell'inizio del secolo. In particolare per gli italiani. Per alcuni, la rivelazione del suo cancro nel 2015 lo ha fatto lasciare il ciclismo troppo presto. Ma non ha lasciato completamente la bici. Ora nello staff della squadra Trek-Segafredo, dove corre il suo grande amico Alberto Contador, la maglia bianca del Tour 2002 si ricorda, per la Chronique du Vélo, i suoi grandi momenti sul Giro. Parla della sua evoluzione e ci dà uno pronostico osato sulla prossima maglia rosa.

Ecco l'intervista da Ivan da Theo Sorroche per il sito francese Chronique du Vélo : 

 

 

- Le tue due vittorie sul Giro d’Italia (2006 e 2010) sono il tuo successo più grande ? 

Sì, quando sei un corridore italiano, vincere il Giro è qualcosa di grande. Allora, ovviamente, sono le più belle linee del mio palmares. 

 

 

- Da italiano, preferisci il Giro a tutte le altre corse ?

A dire vero, preferisco il Tour de France perché è su questa corsa che ho cominciato a giocare i primi ruoli, con Fassa Bortolo (11° nel 2002 e 7° nel 2003). È solo nel 2005 che ho poi provato a brillare sulle due prove. Quell’anno, ho avuto un problema sul Giro (problema gastriche durante le 13 e 14 tappe che gli hanno fatto perdere più di 50 minuti) ma ero buono (due giorni in rosa, due vittorie di tappe). Poi ho finito secondo del Tour. Invecchiando, ho finalmente giocato di più le mie chance sul Giro ma il Tour resta qualcosa di ancora più speciale.

 

 

- Quando eri bambino, ti capitava di guardare il Giro in televisione ?

Oh sì, quando ero più giovane guardavo il Giro in tv e non solo. Quando lo potevo, andavo anche a bordo strada per vedere i corridori passare. Sono buoni ricordi. All’epoca, il mio corridore preferito, il mio idolo, era Miguel Indurain. È stato davvero fortissimo. 

 

 

- Nel 2005, hai indossato la prima delle 19 maglie rosa. Quali ricordi ne hai ?

La prima volta, è sempre speciale. Quel giorno è ancora impresso nella mia memoria. Era uno dei sogni della mia vita indossare la maglia rosa, e ciò si realizzava ! Poi indossarla fu sempre un grande onore, soprattutto da italiano.

 

 

- Nel 2006, possiamo dire che volavi al di sopra dei tuoi avversari al Giro : tre vittorie di tappe e dieci minuti di vantaggio all’arrivo. Eri nella forma della tua vita, no ?

Ero in grande forma quell’anno, è vero. Ma sai nel 2010, quando avevo dieci minuti di ritardo su Arroyo, ho anche dovuto volare per arrivarci ! 

 

 

- Una vittoria ha segnato molti tifosi, quella sullo Zoncolan nel 2010. Ha avuto un sapore speciale ?

Mi ricordo di tutte le mie vittorie, e quella era bella. Ma non deve essere una fine in sé. Quando punti a grandi cose, devi guardare il futuro.

 

 

- Non era come una resurrezione un anno dopo il tuo ritorno di sospensione ?

In parte sì, ma sai, la vita è lunga e devi pensare oltre al ciclismo. La bici era una delle parti migliori della mia vita, ma alle fine penso che tante altre cose hanno contato per permettermi di sentirmi meglio durante questo periodo : la mia famiglia, i miei amici… Il ciclismo era giusto una piccola parte di queste cose che mi hanno ricostruito. 

 

 

- Quest’anno, il centesimo Giro. Cosa pensi del percorso che è stato disegnato ? 

È veramente difficile. Ma il Giro è sempre complicato da correre, indipendentemente del percorso. Il meteo è spesso imprevedibile e le strade non sempre in buona salute… Ci sono tante grandi e piccole difficoltà che rendono faticosa la vita del corridore. 

 

 

- Nel 2012, eri vicinissimo alla maglia rosa fino alla 19° tappa, quella dello Stelvio, dove sei crollato. Pensi di aver lasciato filare la tua ultima possibilità di vincere il Giro quel giorno ?

Ah sì, mi ricordo di questa tappa… Sono arrivato alla tappa dello Stelvio con scenari in mente, della speranza. Speravo chiaramente di prendere il primo posto in cima e mi dicevo che era il momento giusto. Ma quando ho aperto il gas, niente è uscito e sono esploso (finirà 10° della tappa a 5 minuti di Thomas De Gendt). Da allora in poi, non mi sono mai trovato in una posizione così buona. 

 

 

- Sempre più corridori internazionali vengono sul Giro per vincerlo. Conseguenza : Dal 2008 ci sono state solo tre vittorie italiane, dopo una egemonia di più di 10 anni sulla corsa. L’interesse per il Giro è buono per il ciclismo italiano ?

Certo, è una buona cosa. Un’ottima cosa direi ! Più la corsa sarà internazionale, meglio sarà. Penso che è il modo migliore per rendere il Giro ancora più grande e ciò permette di raggiungere più persone. Inoltre, i tifosi italiani amano vedere la loro corsa disputata tra grandi campioni. È anche una buona notizia per i corridori italiani perché quando vinci contro altri campioni, ha sempre un valore maggiore.

 

 

- Nel 2006, prima che l’affare Puerto ti allontani del gruppo, avevi appena vinto il Giro ed eri il grande favorito per il Tour. Pensi che questa mitica doppietta è ancora realizzabile oggi ?

Sì, credo profondamente che è sempre un’impresa possibile. Altrimenti a cosa servono i record ? Sono lì per essere battuti. Quindi anche questa doppietta. Se qualcuno ha la capacità di farlo e che si dà per obiettivo di arrivarci, è possibile. Oggi Quintana potrebbe forse farla… Attenzione, non dico che è facile, bisogna avere anche della riuscita. Due anni fa, Alberto non ne era così lontano. Non è stato fortunato e ha avuto una brutta giornata sul Tour. Ma avrebbe potuto farla. 

 

 

- Parlando di Contador, come Nibali, ha vinto i tre grandi giri. Sei stato compagno di squadra dei due corridori. Chi ti ha impressionato di più ?

Contador senza esitare. Basta guardare il suo palmares, è talmente incredibile. Quello di Nibali è un po’ diverso. Non dico che Vincenzo non è un super corridore, lo è. Direi pure che lo ricorderemo come uno dei migliori della sua epoca. La differenza è che Contador, i libri se ne ricorderanno come uno dei migliori della storia. Per me, entrerà nel top 3 dei migliori corridori di tutti i tempi. Nei grandi giri, rispetto a Vincenzo ha vinto di più. Ciò non toglie nulla a Vincenzo che resta un grande, ma non si può essere paragonato ad Alberto.

 

 

- Li hai aiutati a differenti momenti delle loro carriere. Ma che cosa hai insegnato ?

Sai, sono tali campioni che non hai molte cose da insegnare. Provi prima di tutto ad essere un esempio. Amano avere un uomo, un amico ed un professionista al loro fianco per riuscire. Ho cercato di essere i tre. 

 

 

- Da campione, da leader nato, non era troppo duro scendere nella gerarchia per diventare compagno di strada ?

No, non lo è stato per me. Penso che tutti devono conoscere i suoi limiti e dare il migliore di ciò che ha con le sue possibilità. 

 

 

- Hai deciso di ritirarti nel 2015, dopo il tuo tumore ai testicoli. Era impossibile continuare ?

La malattia mi aperto lo spirito verso altre cose e poi, all’età che avevo, era complicato tornare. Avrei potuto, ma avrei corso per provare a raggiungere il traguardo e non per vincere o aiutare un corridore a vincere. Ho preferito smettere. 

 

 

- Eccoti nello staff della Trek-Segafredo…

Ora, il mio ruolo è quello di cercare i giovani talenti di domani. Facciamo un grosso lavoro in questo momento, seguiamo quattro-cinque buoni corridori ma non svelerò i nomi… Poi do consigli ai corridori. Adoro questo lavoro perché puoi vedere che, quando dai delle indicazioni, le applicano dopo quando corrono. Sono davvero felice quando vedo che ascoltano. 

 

 

- Hai scelto Trek-Segafredo per seguire Alberto Contador, dopo gli ultimi anni passati insieme alla Tinkoff ?

Sono andata alla Trek-Segafredo prima perché Segafredo è uno sponsor italiano. Ma certo, quando la tua carriera incrocia quella di una persona che apprezzi, è una buona cosa. Sono molto contento di ritrovare Alberto. 

 

 

- Può vincere un’altro Tour de France questa estate ? 

Certo che sì. Può farlo ! Non è forse migliore di Froome ma ha terminato secondo su più corse quest’anno, punteggiate di vere battaglie tra campioni come Valverde. Ciò dimostra che è ancora in gioco. Va forte dall’inizio della stagione ed il nostro obiettivo alla Trek-Segafredo è di farlo arrivare al top sul Tour. Se tutto va bene, può vincere.

 

 

- Per finire, puoi dirci su chi scommetti per questo Giro ?

Parlerò da membro della Trek-Segafredo : spero che Bauke Mollema sarà la grande sorpresa. Non solo lo spero, ma ci credo molto. L’anno scorso aveva veramente delle gambe di fuoco sul Tour, prima di questa brutta giornata, a Saint-Gervais Mont-Blanc. Era secondo della generale a tre tappe dalla fine. Quindi può farlo su questo Giro. Per il resto, non sarò originale, penso come tutti a Quintana e Nibali.

 

 

 

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05/05/2017
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Giro 100 : "Mollema stupirà"

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Non ha nostalgia delle corse. Perché la bici, come dici lui, "la utilizza prima come gioco, poi come strumento di lavoro e poi torni a vederla ancora e solo come un gioco". Però il ciclismo continua ad essere la sua vita. Tanto più adesso che il "richiamo rosa" si fa sentire, specie nel cuore di chi il Giro d’Italia l’ha vinto due volte, nel 2006 e nel 2010.

Intervista di Ivan alla Prealpina, da Antonio Trivieri.  

 

 

- Ivan Basso, come giudica l’edizione del Centenario che scatterà venerdì ? 

Vivo il Giro sin da quando ero bambino con grande entusiasmo e come un evento che quando finisce aspetti già quello dell’anno dopo. Certo, questa ricorrenza aggiunge qualcosa in più, lo si percepisce dall’attesa che circonda la corsa. Così voglio complimentarmi con chi ha designato il percorso, con chi ha ideato le figurine, con chi ha voluto legame coi prodotti del territorio, con chi ha pensato al trofeo d’oro rosa : tanti elementi che rendono questo Giro estremamente speciale. Non è soltanto uno slogan, è davvero la corsa più bella del mondo nel Paese più bello del mondo. 

 

 

- Che tipo di Giro prevede ? 

Molto particolare, perché con Etna e Blockhaus c’è parecchia salita già nella prima fase. Dunque, non puoi permetterti di perdere tempo : l’imperativo è essere in splendida forma da subito. Chi sarà in rosa dopo il Blockhaus potrà godere a lungo questo vantaggio. 

 

 

- Proviamo a inquadrare i protagonisti : chi è il favorito e chi la probabile sorpresa ?

Difficile stilare una classifica ma, facendo riferimento ai meriti acquisiti, vedo sul podio Vincenzo Nibali, il colombiano Nairo Quintana e l’olandese Bauke Mollema. I primi due hanno già dato prova delle loro qualità, nel terzo crediamo fortemente noi della Trek-Segafredo, soprattutto per l’effetto sorpresa : uno che ha lottato per il podio fino all’ultimo al Tour de France, può di sicuro fare bene anche al Giro.

 

- Nel suo team c’è pure il carnaghese Alafaci.

Al Giro dobbiamo sostenere ogni rappresentante del Varesotto. Eugenio in particolare, dà sempre tutto e sarà così anche in questa occasione : è un uomo squadra, sempre pronto per aiutare sia Giacomo Nizzolo che Bauke Mollema. Abbiamo fiducia in lui, ha recuperato dal recente infortunio ed è una garanzia : sono sicuro che farà un gran bel Giro.

 

 

- Quali le tappe decisive ?

A parte le prime con Etna e Blockhaus, come sempre quelle Alpine. La crono finale da Monza a Milano ? Peserà, penso solo per definire le posizioni di rincalzo a quelle dei big. 

 

 

- L’assenza di Scarponi si sentirà nel gruppo…

Non solo in gruppo. La perdita di un amico e di un collega rattrista tutto il movimento : è stato una disgrazia ed è difficile vivere ogni giorno con questo dolore, specie per la famiglia. Il modo migliore per rendergli onore è dar vita ad un grande Giro tutti insieme, proprio come avrebbe fatto Michele.

 

 

- Ma, non le pesa nemmeno un po’ non essere sui pedali ?

Ho smesso al momento giusto : per me era finita. E sono contento d’averlo fatto avendo ancora tanta energia. Ora vivo già questo Giro a mille all’ora, il mio nuovo ruolo mi dà la possibilità di fare cose interessanti in prospettiva futura. 

 

 

 

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03/05/2017
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