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Sicurezza : Quasi 3000 giovani educati in tre anni "E il casco sia obbligatorio"

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Articolo di Luca Gialanella (Gazzetta Dello Sport)

 

 

La terza vita di Ivan Basso è da ambasciatore della sicurezza. Due volte re del Giro, team manager della Kometa-Xstra, la formazione Continental che gestisce con Alberto Contador. Ma da tre anni il varesino è l’anima della lotta per pedalare in sicurezza. "Educazione e prevenzione questi sono i nostri principi, ma ci vuole tempo, non è qualcosa che puoi fare oggi e avere risultati domani mattina. La vita di oggi ci porta a essere tutti molto più stressati, insofferenti. Non abbiamo tempo, non aspettiamo più un secondo, vogliamo tutto subito. C’è meno tolleranza, e questo nostro comportamento si riflette in strada", spiega.

Parte tutto da Gallarate (Varese). Basso, che vive a Cassano Magnago, poco lontano, e il vicesindaco Francesca Caruso, che è anche assessore alla sicurezza, decidono di dare una svolta dopo tre incidenti mortali di ciclisti. Il comune diventa centro di una rete che si allarga a livello nazionale, l’idea conquista l’Aci (l’Automobile club), nasce "Rispettiamoci" lanciato al Giro, e poi Conass, il comitato nazionale per la sicurezza stradale con Basso presidente. In tre anni, a costo zero perché tutta l’iniziativa è coperta da uno sponsor, a Gallarate spuntano 140 cartelli stradali con dieci regole da rispettare per ciclisti, automobilisti e pedoni. "Il nostro slogan è “La strada è di tutti”. Il progetto è stato premiato dal Fondo vittime della strada, poi dall’Anci (l’associazione dei comuni) come miglior programma nazionale e dalla Regione Lombardia. Non mi ritengo un esperto, alla fine resto un ex ciclista, papà di quattro figli e rappresento 38 corridori del mio gruppo: mi impegno per ciò in cui credo. E adesso non siamo più noi ad andare nelle scuole, ma sono loro che ci chiamano".

 

 

- Basso, come si sente in questo ruolo ?

 

Abbiamo toccato in tre anni quasi tremila giovani, dalle elementari alle superiori. All’inizio i genitori non ne volevano sapere di mandare i figli in bici, “tanto traffico, abbiamo paura”. “Avete ragione, ma dobbiamo provarci tutti insieme”, rispondevo. I cambiamenti culturali hanno bisogno di tempo, non bastano tabelle e grafici.

 

 

- Tre anni, e tre categorie di cartelli, con le norme di comportamento rivolte a ciclisti, automobilisti e adesso pedoni.

 

Ma siamo sempre noi, siamo le stesse persone. Il pedone è ciclista, e l’automobilista va anche in bici. Metti in testa questi principi, bisogna martellare sul cambiamento culturale. Così come è stato fondamentale il sostegno dell’Aci: per la prima volta, l’associazione degli automobilisti sostiene un progetto per la difesa dei ciclisti.

 

 

- Come si articolano le campagne per i giovani ?

 

Ai bimbi delle elementari facciamo educazione stradale come un gioco, con i colori verde e rosso. Con quelli più grandi andiamo su un percorso esterno, con strisce pedonali, stop, semafori e alla fine diamo un patentino di sicurezza. Nei licei, dove abbiamo giovani che stanno prendendo la patente di guida, facciamo vedere anche immagini shock degli incidenti. Come avvengono, come sono le bici dopo uno scontro. I più grandi si immedesimano, riconoscono le strade, e il punto di

vista cambia.

 


- Nel 2018 ci sono stati 219 ciclisti morti sulle strade e 17mila incidenti. Se dovesse scegliere una sola norma ?

 

Renderei il casco obbligatorio, dovunque. Dalle donne ai bambini. Andiamo in giro scoperti, cadi, batti la testa, è un attimo. È il primo punto sul quale lavorare, e su questi aspetti di sicurezza come Conass abbiamo il sostegno anche della Fia (la federazione dell’automobile) presieduta da Jean Todt. Anzi, faccio un appello : per Natale, se volete regalare ai vostri figli una bicicletta, per prima cosa comprate un casco, e poi le luci.

 

 

 

 

@IBdailyblog



28/11/2019
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